domenica 14 dicembre 2014

Follow the Trail to a Far Future [Abe]

Una delle tante porte che si apre a fatica
E' l'accesso al mondo triste e grigio
Nel quale annega una donna senza speranze

Come back with me

Coco Aguilar svaccata su uno sporco divano
Osserva la holotelevisione con sguardo assente
Mi fa cenno di entrare e di chiudere la porta

Dice che è il luogo che ha scelto per morire
Lentamente, con un lavoro comune e l'alcol
Non la ascolto, penso alle mie mosse per...

Come back with me

Le mie parole sul mondo, sullo scopo, su un fine
Si infrangono sui solchi spenti del suo viso
Non mi ascolta, non mi vede, non vede niente

Dice che è spezzata, che ha perso la speranza
Racconta ogni cosa senza viverla, troppo stanca
Ma non abbastanza per non offrirmi da bere

Come back with me... please

Non la riconosco, non è lei, dove si è nascosta?
I miei sforzi di cercarla in quel corpo abbandonato
Non mi portano vicino ad alcun risultato

Sto perdendo questa battaglia passo dopo passo
La vedo scivolare via sempre di più o forse mi illudo
Di essere riuscito ad afferrarla, in passato

Mi ritrovo a desiderare il potere assoluto
Per annullare ogni sua volontà e portarla indietro
La odio perchè sta distruggendo anche me

Come back with me... Coco
I won't Abe
Why
My will is dead
You will come

Ridacchia e tossisce, la afferro per un braccio
Scivola come il tempo tra le mie dita, inesorabile
E mi spinge lontano, verso la porta, fuori...

... Fuori dalla sua fine, sulla strada, dove cammino
Per tornare a prendere una nave che mi porterà indietro
Anche se indietro non si può tornare

Si può andare solo avanti o rimanere immobili
Lasciare parti di sè nel mondo con la speranza di smuovere
Qualcuno, abbastanza da sbilanciarlo e farlo camminare

Why
I'm no longer near you.

venerdì 14 novembre 2014

Follow the Trail to Nativity [Abe]

Ho una brutta vita, faccio scelte complicate, produco armi che vengono usate dall'Alleanza.

Parlare con le persone tira fuori il lato peggiore di me.
Mi creo grandi aspettative che poi vengono puntualmente deluse e torno a pensare a quegli anni passati nel Rim, a girare senza sosta in ogni buco lercio, per cercare di rendere un po' meno tronfia la Morte.
Come un fantasma entravo ed uscivo dalla vita flebile di chi si trovava ad un passo dal baratro. E non lasciavo nulla di me, non un sorriso, non una parola di conforto, solo il bisturi e i blister vuoti di medicine.

E poi c'è un salto di anni, fino a questo momento.
Moloko Cortes è uscita da circa una decina di minuti dal saloon ed io sto pensando alle sue parole. Forse c'è un fine più grande che guida i suoi passi, un bene superiore per cui vale la pena di uccidere e massacrare.
Quindi io produco armi per raccogliere soldi per un fine più grande? Che differenza c'è quindi tra me e lei? Entrambi siamo schiavi del mondo e delle nostre ideologie.
Ma non è così, per me.
Produco armi per tenere in piedi un sistema che so poter garantire stabilità ed equità nel futuro, perchè le alternative sono il caos, le dittature militari come quella di Safeport, la morte di centinaia di migliaia di persone in guerre sanguinarie.
Produco armi perchè finchè l'Alleanza appare forte, la Confederazione non inizierà un'altra guerra.

Non c'è un fine più grande.
E' solo un'altra scelta razionale.

giovedì 16 ottobre 2014

Follow another Trail [Abe]

Il plasma rosso si ingurgita gli ultimi piani del Building Sud.
Qualche ora prima, un cambio di programma all'ultimo momento: la mia segretaria ha spostato un appuntamento alla torre Sud di quella sera al giorno successivo.
Così la vedo erodersi, i piani alti collassare. Non li sento, ma so che lì dentro stanno morendo.

Non soffro, non piango, non ne ho il tempo. Sono già attaccato al Cortex per coordinare i soccorsi; qualche giornalista mi chiama, le agenzie vogliono sapere cosa è successo, ma non rispondo.
Jade non era di turno questa sera.

Mi convinco, perchè in fondo so che è vero, che il distacco è fondamentale per poter agire al meglio e con ragione.
Così un bambino che piange viene sollevato di peso dalle mie braccia e allontanato senza grazia dal luogo.
Un uomo con le gambe tranciate dalle macerie rantola i suoi ultimi istanti, in cerca di un conforto che io non ho tempo di dargli. Morirà qualche minuto dopo, un'espressione torta sul suo volto, deformata dall'abbandono e dalla solitudine.
Mi pento di questa mia mancanza.
Ce n'è un altro, che rantola mentre il sangue gli invade gli alveoli polmonari. Gli stringo con forza la mano inginocchiandomi accanto a lui, gli accarezzo la fronte. Vorrei dirgli qualcosa, ma è troppo tardi, è già morto.

Alla fine di tutto, rimane un solo numero da chiamare.
Rassicuro Daphne delle mie condizioni e le affido un nuovo incarico.

giovedì 19 giugno 2014

Follow the Trail to Panic [Abe]

Sono sul tetto della sede della Newsroute.
Conto fino a due, volto le spalle ad un bambino morto, a chi lo sta sorreggendo privo di vita tra le braccia e mi dirigo a soccorrere chi ancora respira ed ha bisogno di me.
Ci ho messo solo un istante a cancellarlo dal mio spirito, come se non fosse altro che un dettaglio poco significativo o addirittura come se non fosse affatto esistito.

La memoria e le immagini di quei momenti riaffiorano più tardi, eppure sono distanti, coperte da una patina di indifferenza.
Ricordo le parole di Carlos, uno dei macellai del Rim con cui ho lavorato, come se me le stesse sussurrando ora nell'orecchio.

Le persone che non sei riuscito a salvare sono come il cerume che si incrosta nelle orecchie Abe.
Più la quantità cresce, più diventi sordo alla sofferenza.

martedì 10 giugno 2014

Follow the Trail to Prevention [Abe]

Due medici in una delle baracche dei quartieri di Maracay, tanto tempo fa.
Quando entro smettono di parlare, mi guardano a lungo, fino a che non appoggio la mia borsa su una sedia senza una gamba.
Allora parlano
"I ricchi bastardi hanno approvato il piano di quarantena" dice uno di loro, non ricordo quasi il volto, forse era una donna.
"Era inevitabile, i focolai si estingueranno, senza più... ossigeno" il macellaio sorride, come solo lui fastidiosamente sa fare.
"E allora che cazzo siamo qui a fare?" la donna si infervora.
Apro la borsa, estraggo una cartina e la appoggio sul tavolo sbeccato in più punti. E' la donna che riprende a parlare mentre il macellaio smette di sorridere e mi squadra torvo.
"Zona Stone?"
Indico la mappa.
"Si dottoressa Martin, è la zona nella quale rimarrò dopo che la chiuderanno in quarantena, questa è quella in cui rimarrà lei, Virginia e questa è quella in cui rimarrà lei, Carlos"
Tutti e tre osserviamo in silenzio la carta, i nostri tre nomi scritti in rosso; nessuno dice una parola.

-     -     -     -     -

Passano le settimane e perdo i contatti con loro.
Elaborato il piano di prevenzione, i focolai si sono spenti, una buona parte delle persone sopravvive. Finito il periodo di quarantena, dopo aver provato sulla mia stessa pelle il dolore della Febbre di Saint Miguel, cerco i miei due colleghi.
E Trovo le loro croci di legno, piantate nel suolo marcio dei cimiteri.
Un prete mi racconta che sono stati degli eroi, ma che il morbo li ha presi e sono morti.

Il piano di prevenzione del signor Stone viene applicato anche agli altri quartieri e in breve tempo nelle altre città del pianeta. In qualche mese la Febbre di Saint Miguel scompare da Richleaf e io con essa.

-     -     -     -     -

"... Ed è per il coraggio e lo spirito di abnegazione nel perseguire l'ideale medico e distruggere uno dei più letali nemici dell'umanità che io dottor Armand Cooper, in rappresentanza dell'università di Capital City, conferisco ad Abraham Stone, la più alta onorificenza medica"
Il diploma di laurea honoris causa mi viene consegnato e io mi volto verso il pubblico che applaude.

Non li sento.
Sono lontano, con i morti nelle strade.


mercoledì 7 maggio 2014

Follow the Trail to Nearness [Abe]

La rabbia, nera come la pece sommerge ogni mia sinapsi, ogni mio pensiero.
Sto per esplodere in mille pezzi e dalla mia Supernova si creerà un immenso buco nero.

Jade si alza faticando a farlo senza l'ausilio dell'altro braccio.
Tutta la mia rabbia viene spazzata via, cancellata dalla fatica della mia compagna.

Il suo dolore come il mio dolore.
La sua colpa come la mia colpa.
La sua fatica come la mia fatica.

E' la prima volta che capisco una persona.

venerdì 2 maggio 2014

Follow the Trail to Consciousness [Abe]

Quasi ogni possibilità di potermi muovere ancora nel Rim è stata cancellata da una raffica di perforanti.
Zoppo, probabilmente a vita; il dolore e la stanchezza sempre pronti a cogliermi in fallo e in pianeti dove essere deboli significa morire, è meglio non metterci piede.

Ero seduto ad odiare chi mi aveva fatto questo, gli alleati che credevo di avere, le persone di cui sentivo di potermi fidare, quando ho capito quando fossi stato cieco fino a quel momento.

L'Afterlife è il luogo che mi ha aperto gli occhi.
Schiere di persone di tutte le età e di entrambi i sessi entrano ed escono da quella porta lercia. Entrano sperando di poter annegare i loro problemi nell'alcol e nella droga ed escono sperando che i loro problemi siano morti soffocati. Puntualmente essi si ripresentano, tornano a tormentarli ed allora il ciclo riprende, ogni sera, ogni giorno di ogni settimana, di ogni mese, di ogni anno.

Per la grande maggioranza dei medici che provengono dal Rim e che hanno vissuto la povertà e la miseria, le cure mediche per cui vale la pena sprecarsi sono quelle che agiscono sul fisico del paziente: interventi chirurgici e somministrazione di terapie per le malattie infettive.
A nessun medico verrebbe in mente che una persona possa non voler essere salvata o non voler essere ricucita per poter respirare ancora.

La realtà del Core è differente, più varia, più atroce.
Una miriade di persone vive una vita spaccata tra i dolori del passato e le speranze del futuro; questa consapevolezza li corrode e li distrugge piano piano, continuamente.
E ciò che è peggio è che non desiderano essere aiutati, sebbene ne abbiano bisogno.

Melanie Bishop, Virginie Saintsimon, Coco Aguilar, Daphne Kim e Yahn Fharsen sono la realtà del Core che emerge in tutta la sua contraddizione. Un sistema Central che vuole saper condurre, che vuole tutelare, che vuole agire come motore, ma che sente su di sè il peso del passato, le occasioni mancate, i tentativi di riscatto sprecati e le sofferenze delle scelte presenti.

Tutte queste persone gridano, hanno bisogno di aiuto, un aiuto che non è fisico, è mentale, psicologico.
Ho sempre avuto timore nell'esercizio della psichiatria e della psicologia: troppo potere tra le proprie mani, oltre che di vita o di morte anche di influenza e condizionamento dello spirito e del carattere.

Eppure i miei sforzi stanno andando in questa direzione, nonostante le mie paure e le mie reticenze, perchè ho la facoltà di farlo e avere la possibilità rende responsabili delle proprie scelte.

La fuga, anche in questo caso, sebbene giustificata e forse anche comoda, non è la soluzione.


sabato 26 aprile 2014

Follow The Trail to a Broken Heart[Jade]



Ci sono cose che non si dovrebbero mai dire.
Parole che ti aprono l'anima come una noce.


"La talpa è Philip Neville"

Il Cielo si apre, gli occhi si chiudono,
e tu vai dritto all'inferno,
fatto di lettere , fatto di parole. 



Ogni perlina di quel braccialetto è un pezzo del mio cuore, finito per terra sotto i tacchi.
E di nuovo sono sola, sperduta mentre la mia mente urla solamente "NO".
Ma non posso fuggire da quelle parole, le ricorderò per sempre.


E cosi' il mio cuore rimane muto
senza piu' inferni da gridare.


Tutta quella roba che "verba volant" è una gran puttanata.
Le parole ti rimangono incastrate dentro come proiettili.

Follow the Trail to Epiphany [Abe]

Dimmi cosa pensi
Che lo ammazzo

Vedo uno sprazzo di futuro possibile.
Jade Lee sta impugnando un'arma e spara a Philip Neville che cade morto in un lampo.
Poi arriva Moloko Cortes con il volto di Ivan Volkov, le mani di Klaus Schmidt e il sorriso gentile di Hogs e a sua volta la mia schiava viene uccisa.
In tutto questo io zoppico e non riesco ad arrivare in tempo per fermarla, trovo il suo cadavere e faccio una promessa che sgretola tutte le altre e distrugge il mio futuro e il mio passato per sempre.

Tu non farai niente e questo è un ordine

Vedo uno sprazzo di passato possibile.
Estraggo il pugnale insanguinato dal petto di mio fratello, il suo sguardo terribile e terrorizzato mi fissa con agonia e supplica una speranza che non posso dargli.
Ha cercato di distruggere ciò che ritenevo importante e prezioso e io l'ho ucciso.

Si padrone

Jade esce dall'ufficio, io rimango ancora in silenzio a contemplare nei pressi dell'immensa vetrata, nell'oscurità quasi totale, l'ologramma che ritrae me e mio fratello sullo sfondo di un campo di grano, siamo felici e sorridenti in un momento remoto del tempo.
Penso a qualcosa di terribile, sarebbe giusto, ma terribile.
L'immagine scompare con un mio rapido gesto.

Mi dispiace Jona, non posso
E' facile Abe ed è giusto
E' giusto, ma è crudele e io non lo sono
Sei troppo egoista fratello mio, perchè non vuoi dirle la verità?
Perchè la perderei
Tu la ami non è vero?
...Si
Lascia che io vada allora
Dove? Cosa farò senza di te?
Non hai mai avuto bisogno della mia spinta per vivere
Ma io ho un debito
Cerca dentro di te, sai che non è vero
E cos'è il peso che ho sentito in questi anni?
Non sono te, ma credo che fosse l'amore nei miei confronti

La sua voce scompare dalla mia mente, mi sento improvvisamente solo, abbandonato e debole.
Questo forse è il peso della libertà.

martedì 22 aprile 2014

Follow the Trail to Insanity [Jade]



Mi farà impazzire, è un tonno.

Fanculo.

Follow the Trail to be a Shadow [Abe]

Non ho mai pensato che ...tu ...dovessi sposarmi.
Stai tranquillo.
Un giorno mi sposerò spero ...avrò una famiglia, dei bambini, cose così.
Per ora non ci penso però.
Capisco cosa vuoi dire... li avrai, ma non con me

Io in tutto questo sono solo un'ombra,
Forse anche bella, ma destinata a scomparire con la piena luce dell'alba
Nel freddo e nel dolore.

sabato 29 marzo 2014

Follow the Trail to Affection [Abe]

Ho cominciato a contare i minuti fin da quando sono giunto alla Shouye stasera; minuti lontano dall'ospedale, dalle sale operatorie o dai fronti più poveri dei pianeti del Rim dove in questo lasso di tempo qualcuno ha sperato in un aiuto, in un miracolo dell'ultimo istante, che questa sera non può arrivare.
Mentre sto dicendo quelle poche parole, i miei occhi volano tra i presenti con tale rapidità che mi rendo conto soltanto più tardi di averli veramente visti.

La presentazione di Yahn ha marchiato di nuovo a fuoco nella mia mente il ricordo di quell'incontro con il governo, l'udienza in cui ho compreso che siamo stati usati, che avremmo anche potuto ingrassare felici sugli allori che la nostra proposta sarebbe ugualmente passata.

Daphne accanto a me introduce elogiando la mia persona, non credo di meritare alcun elogio, non capisco perchè si dovrebbe essere felici dopo aver dimostrato che chiunque può agire per cambiare le cose e che quindi non c'è nessuno tra tutti gli altri che vuole realmente farlo.

Elian Chernenko mi sta fissando, colgo qualcosa sul suo volto; forse il segno di un'insoddisfazione di fondo, il segno della consapevolezza condivisa che non è bastato questo piccolo miracolo su Bullfinch, che semmai questo è solo l'inizio. Non c'è nulla di cui vantarsi, c'è ancora molto lavoro da fare ed ovunque.

Ci ho pensato, per un momento.
Mi sono fermato mentre stavo parlando, ho dischiuso le labbra con il vero e reale intento di dire che tutto questo non conta nulla, che non c'è nulla per cui sorridere, che ogni istante che stiamo qui a consumare tartine ed alcolici qualcuno che ha bisogno dei nostri sforzi sta morendo. Che chiunque sia qui in questo momento è solamente un panzone ipocrita.

Ci vuole poco, bastano poche parole per esternare tutta la mia rabbia per ciò che ho vissuto, per ciò che ho capito, per questa festa e questi invitati...

Ma non posso farlo.
E' quel punto dorato in fondo al giardino, un po' in disparte, sono quegli occhi azzurri oceano su di me, quei capelli sciolti e quell'abito che sa di nuove speranze e nuove possibilità, che mi ricorda che non mi posso preoccupare solo di me stesso. Sono quelle labbra chiuse che mi sussurrano fierezza che rimarcano i miei debiti e le mie mancanze.

Completo il discorso dicendo qualcosa di vero e sentito, non offensivo, nemmeno allegro in effetti, ma sembra piacere agli invitati.

Quando scendo ci sono saluti, strette di mano, rapidi dialoghi e sorrisi a cui non partecipo con grande interesse. Ho soltanto voglia di tranquillità, di un whiskey.
Almeno fino a che non arriva la bellissima Jade che scardina ogni mia pretesa di malinconia, che mi rende pienamente consapevole di quanto mi sia affezionato a lei, di quanto la sua assenza o la sua presenza possano influire sul mio umore. L'ultima volta che mi sono attaccato così tanto a qualcosa o a qualcuno, ho commesso un omicidio per difendere ciò che ritenevo prezioso.

Sarebbe inappropriato o sconveniente se ti chiedessi di ballare Jade Lee?
No Abe, ma cerca di divertirti, questa festa è anche per te.

You Promised
I Know

sabato 22 marzo 2014

Follow the Trail to Something Good [Abe]

Villa Rebenzio
Villa Sanders
Villa Nora
Villa Rosa

Le abbiamo visitate quasi tutte, le residenze dei maggiori Latifondisti di Clackline, ma la nostra ricerca non ha ancora avuto termine.
Siamo i due più improbabili compagni di tutto il 'Verse: un padrone che non si comporta come tale e la sua schiava che lo disprezza tanto quando gli è leale.
Eppure i nostri passi battono assieme per il sentiero tra i campi in rigogliosa crescita che conduce verso una delle ultime tappe del nostro viaggio: Villa Keller.
Jade cammina davanti a me tenendo alzata la lunga gonna tanto quanto basta a non farla strisciare sul terreno, le braccia contratte in quello sforzo che dura oramai da una buona decina di minuti, lo chignon biondo da cui qualche ciocca sfugge ribelle e scende lungo le spalle. Mi ritrovo a fissarla a lungo cercando di ricordare quando ho avuto quella sensazione, la sensazione che le cose stavano andando nel verso giusto, che entrambi stavamo sistemando qualcosa dentro di noi, per poterci finalmente parlare davvero.

Ti prometto che li cercheremo assieme e troveremo loro un buon padrone.

Jade salta oltre un grosso sasso che sta in mezzo al sentiero, io vi giro attorno. Sono state quelle parole a cambiare qualcosa? So che detesta non essere al suo posto e questa mia frase, questo mio impegno denota fuori d'ogni altro dubbio che sono interessato al suo benessere, ben oltre i doveri di un padrone, imposti dal contratto di schiavitù. Si, dev'essere questo il motivo per cui è andata da Daphne a parlare, ad esporsi per ottenere un'apertura nei miei confronti da parte della Yiji.

Si accorge che la sto fissando da un po', tanto che arresta i passi e si volta verso di me con aria crucciata, meditabonda e sempre invariabilmente un po' ostile
"Qualcosa non va?"
"Affatto, continuiamo"
Sorrido poco e rapidamente mentre la supero e scorgo bene l'ingresso di Villa Keller, un alto e largo edificio sui toni del bianco, con il suo proprietario seduto in veranda a gustarsi il fresco sopportabile della primavera.

Se ho un dubbio su cosa io abbia fatto per migliorare i rapporti, so con certezza cosa ha fatto lei per stravolgere completamente il mio modo di vederla.

Sono fiera di te però.
Perchè effettivamente ti dai da fare anche quando gli altri mollano il colpo.
Ne parlavo giusto l'altro giorno con una persona che conosco.
Lui diceva che nessuno si stava sbattendo per Bullfinch e io istintivamente gli ho detto di no...
Gli ho detto una persona che lo stava facendo c'era.
E che quella persona eri tu.
Quindi immagino che in qualche modo sono sì, orgogliosa di te.

O più probabilmente è stato per entrambi questa realtà che ci ha cambiati, la sua consapevolezza che sono in grado di mantenere la mia parola nonostante le avversità e la mia consapevolezza che è tutto ciò che lei desidera che io faccia. Curioso che il nostro punto in comune sia proprio la vicenda di Bullfinch.

"Sento che mio fratello è lì"
E' in ansia, lo sento; lo vuole ritrovare e vuole allo stesso tempo che stia bene.
"Ho un buon presentimento"
Le dico per incoraggiarla.
"Anche io"

E' il tramonto che scende su Clackline che ci accompagna fino alla villa. Il signor Keller in piedi che ci sta aspettando, con lo sguardo truce ed ostile, lo sguardo che mi squadra e giudica per il passato.

Mi viene il dubbio che sia il silenzio sul mio passato il nostro vero punto di contatto.

venerdì 21 marzo 2014

Follow the Trail to Sacrifice [Abe]

Per salvare Bullfinch non è sufficiente seguire il cammino di Dio
Non ho seguito il cammino di Dio, ho seguito le orme di mio fratello
Sarà, ma non è abbastanza, non c'è mordente in questa vicenda
C'è la credibilità e chi la ritiene concreta da entrambe le parti
C'è solo il duro e sano lavoro oltre che la tua schifosa bontà
Sto facendo tutto quello che è necessario, cosa vuoi da me?
Il sacrificio
Sei venuto a chiedere la mia anima in cambio di tutte quelle di Bullfinch?
No, avere la tua anima significherebbe la fine dei giochi
Io mi voglio ancora divertire molto ed a lungo
Vuoi far crollare tutto il percorso che sino ad ora ho fatto?
Nemmeno questo, mi divertirò a macchiarlo, a renderlo sporco
Così che il successo diventi amaro e ti possa consumare per sempre
Io non te lo permetterò
A malapena puoi dire di esistere, sei solo l'ombra di un'altra persona
Cosa vuoi da me?
Vorrei il tuo onore, di grazia
Mai
E cosa ne sarà delle promesse che hai fatto agli abitanti disperati di questo pianeta?
Cosa ne sarà della promessa che hai fatto a te stesso?
Sei ad un passo dall'esaudirla e ti tiri indietro?
Qualunque scelta farò, infrangerò una promessa fatta, non ho scelta
E' questo il dolce sapore del Sacrificio
Prenditi il mio onore, ma non prendere quello di Daphne e di Yahn
Questo non ti riguarda, con loro tratterò in separata sede
Non prenderai il loro onore
Tutto sommato penso di poterti concedere l'illusione che non lo farò
Chi sei?
Quando hai teso la mano per afferrare questo pianeta
Mi hai certamente sentito mentre stringevi e ti legavi al suo destino.
Io sono lo sporco che sedimenta sulle vicende umane
Mi incrosto e rendo disgustosa ogni cosa.
Io sono la corruzione dell'animo e del corpo.
Io sono il compromesso per chi non può averne e l'irriducibile scelta per chi non vuole decidersi.
Sei il diavolo
Sono il diavolo per chi crede al male
Accetti lo scambio?
Si

lunedì 3 marzo 2014

Follow the trail [Jade]



To The past

Clackline - Villa Stone, 2504

E' un autunno stranamente caldo quello che affligge Baton Rouge e Villa Stone come se l'estate facesse fatica a lasciare spazio alla stagione successiva, per quanto poco caratterizzata se non da piogge e monsoni.
E' sera e finalmente l'aria rinfresca e lei è appena uscita dal laboratorio del padre, dove sta imparando una noiosa sequenza di legami covalenti ionici. Indossa un abitino bianco, bordato di pizzo ai polsi e sul colletto visto il ruolo che la sua famiglia ricopre nella villa, sta correndo verso la casa padronale, scantonando altri schiavi, parenti, amici perchè ha una importante missione. Portare un messaggio di suo padre al vecchio Stone. E' da poco che le affida questi compiti ma sono importanti almeno per lei.
La casa padronale è bellissima al tramonto, circondata da rampicanti dai fiori accesi, con quel porticato lunghissimo di colonne bianche che di giorno riflettono la luce in maniera accecante.
Entra dall'ingresso di servizio, ovviamente, e fa le scale a due a due con la tipica impazienza dell'adolescenza piena di energie.
Sale e sale e sale, fermandosi solo quando sente delle risate. Un tintinnare di bicchieri, odore di fumo e profumi. Le labbra si piegano in una smorfietta quando realizza che ci sono ospiti per i giovani Stone. Giovani Stone. O Fratelli Stone.
Come se fossero una unica entità quando ai suoi occhi sono così diversi.
Scuote la testa bionda, e fa per salire di nuovo, per portarsi ai piani superiori quelli riservati alla famiglia quando la porta che dà sulle scale di servizio si apre. Lei si immobilizza, vedendo un brandello di stoffa lucente e femminile illuminato.

Sei uno stronzo
Dai smettila tesoro..vieni qui

Non riconosce la voce di donna, morbida, dall'accento quasi impercettibile ma riconosce la seconda voce, quella maschile.
Abe Stone.
Riconosce poi le mani di lui che si aggrappano a quell'abito, tirandolo di nuovo all'interno della stanza, seguito da un rumore sordo, uno strappo che le fa sgranare gli occhi seguito da una risata acuta. La porta si richiude con un tonfo e rimane nel buio mentre dalla stanza ormai isolata arrivano altre risatine seguite da un mormorio basso quasi ipnotico, una voce profonda e baritonale e poi il silenzio. Ha un brivido quando realizza cosa sta succedendo oltre quella porta, e sale, sale  di corsa le scale arrivando fino al pianerottolo superiore.
Ed è lì che trova Jona, seduto sull'ultimo scalino prima del pianerottolo, la pipa in bocca e lo sguardo assente, le labbra tirate in una smorfia.
Non dice nulla, passa oltre quando lui alza la mano e afferra l'orlo di pizzo per poi tirarla contro di sè, affondando il viso nelle pieghe dell'abito mentre ha usato la destra per levarsi la pipa. E' pietrificata, non comprende.

Mi spiace Jadee, mi spiace tanto.

Jadee, l' ha sempre chiamata cosi.
Ma non capisce per cosa si scusi, non può capirlo, cosi si limita a dargli una pacchetta incoraggiante sulla spalle e lui la lascia, esibendo il profilo di pietra. Non dice nulla e corre a fare la sua commissione.



To The Present

Horyzon, Casa di Abe Stone -2516

Hanno portato il divano letto e ho mostrato dove sistermarlo per poi prepare il letto con le lenzuola nuove comprate proprio oggi.
Mi sono arrampicata in cucina per prendere il tomo di ricette e sfogliarlo con impazienza, trovando qualcosa di semplice da preparare. Una cosa semplice, un piatto di carne e verdure che però mi ha richiesto tre ore di tempo e un taglio sull'indice.
Non ho mai imparato a cucinare, non penso imparerò mai. Ci sono cose per le quali si è portati ed evidentemente la cucina per me è qualcosa da cui stare alla larga, fatto di cui ho preso piena coscienza tanti anni fa.Non che mi sia mai importato ovviamente.

Perchè mi hai comprato?
Non lo so.

Ricordo quella conversazione pezzo per pezzo, parola per parola, ma ancora non ne capisco il senso.

Cosa pensi di me, Jade Lee?
Sei uno stronzo.


E' per questo che lo provoco. Perchè il mondo è stato capovolto, e sono una schiava che non è una schiava.
Non mi ritrovo, non ritrovo me stessa, sono persa ed è colpa sua.

Sorrido amaramente mentre gli lascio un biglietto sul tavolo vicino a quel piatto che diventerà presto freddo.
Poi vado a letto, in quella stanza che ha il suo odore, per quanto io possa spruzzare profumo.
Lo sento persino nel sonno l'odore di tabacco, di calma, di dolore che lo attanaglia.
Mi sveglio con quell'odore addosso e capisco che è tornato a casa dal rumore che sento in salotto.
Mi alzo, piano, e scosto la porta lascia appena socchiusa e sbircio.
Per un attimo quel profilo e quella pipa mi traggono in inganno e sento una stretta allo stomaco.
Poi batto le palprebe e non c'e' Jona ma Abe. Sono sempre stati così diversi.
Ed ora lui ne sembra una pallida copia.
Oppure una copia migliore.
Rabbia, rancore, dolore perchè la gente dimentica le cose, le persone, lasciandosele semplicemente alle spalle, come fardelli troppo pesanti o palle al piede.
Mi tiro indietro di scatto un attimo prima che lui si volti, e torno sotto le coperte che sanno di lui.
E lo odio.
Perchè non è Jona, perchè mi ha dimenticato, perchè ha dimenticato la sua vita lasciandosela alle spalle.
Il dito mi pulsa selvaggiamente, mentre stringo la mano sulla coperta, ricordandomi quale è il mio posto.

Follow the Trail to Serenity [Abe]

Perchè mi hai comprata?

Jade dorme nella mia camera, io sono appena tornato a notte fonda; una puntata al bagno e mi sistemo sul divano-letto arrivato la mattina stessa. Profuma ancora di nuovo, i tessuti sono di colori caldi ed accesi: un punto luminoso in un appartamento scarno e grigio.
Passano diversi minuti, valuto l'idea di mettere qualcosa sotto i denti, mi dirigo in cucina e trovo un piatto sul tavolo, oramai freddo, con un biglietto ad accompagnarlo

Ti ho aspettato, ma non sei arrivato.
Ti odio.

Rigiro il foglietto tra le dita inspiro a fondo e lo leggo nuovamente.

Ti ho aspettato, ma non sei arrivato.
Scaldalo.

Non fa alcuna differenza in fondo che lo scriva o meno, il suo disprezzo è chiaro come la luce del sole; lo vedo anche in quella pietanza marcio e indigesto... Lo condivido.
Apro il cestino con l'intento di gettarla via, ma sicuramente il giorno dopo lei avrebbe notato il gesto, mi avrebbe chiesto il motivo di tale spreco. Avrei dovuto quindi risponderle che non erano affari suoi e che non volevo parlarne. Avrei dovuto trattarla da schiava e lei ne sarebbe senz'altro rimasta compiaciuta. Oppure avrei potuto dirle la verità, che vedevo in quel suo gesto, in fondo gentile e amabile, il disprezzo dei suoi occhi chiari puntati sulle mie mancanze, sul mio passato.

Alla fine mangio o, per meglio dire, trangugio il piatto una volta estratto dal forno a microonde.

Perchè... perchè mi hai comprata?
Non lo so

Torno sul divano, accendo la pipa e fumo a lungo, osservando lo schermo della holovisione proiettare immagini di alcuni recenti avvenimenti.
Ad un certo punto mi sembra di sentire qualcosa, mi volto verso la stanza dove dorme Jade, ma la porta è accostata come prima. Devo averlo immaginato...

Perchè...

Perchè sono una persona sola, nessuno riesce a entrare nel mio spirito, nessuno riesce ad essere più che un'ombra, uno spettro, nel mare della nebbia; l'unica persona che stava cominciando a prendere forma, a brillare, ora è lontana, su un altro pianeta, a badare al suo futuro...

Mi hai...

Sono sdraiato, ho la faccia tra le mani, la sto stropicciando piano e a fondo da diversi istanti.
Imprese più grandi di me, oltre la mia portata mi circondano come guardie armate in cerca del ladro, se dovessi fallire, se dovessi non riuscire a mantenere le promesse fatte?
Non l'ho pensato, era voluto, ma non ricordo di aver alzato io quella mano, non ricordo di aver pronunciato io quel prezzo. Se cerco di ricordarlo mi sembra come un sogno o un incubo...

Comprata?

Forse volevo una seconda possibilità.

sabato 22 febbraio 2014

venerdì 21 febbraio 2014

Follow the Trail to Aid [Abe]

Sfilano uno dietro l'altro, silenziosi come spettri, affamati come belve, disperati come orfani. Non li conto nemmeno, non ne ho il tempo; controllo solo che abbiano effettivamente bisogno di ciò che consegno loro, dopo di che si allontanano in fretta. Qualcuno mi sorride, specie i più piccoli, ma so che tutti mi ringraziano ed allo stesso tempo mi odiano.
Io che sono la conseguenza della loro condizione, che sancisco il loro pianeta come desolato e morente. Sono solo uno di quelli che ha teso loro la mano, non peggiore di altri, sicuramente non migliore di altri, ma sono il simbolo della sconfitta, esattamente come tutti gli altri.

Ho imparato ad amare Bullfinch, la sua popolazione grezza e rude, le strade di Timisoara, nonostante siano  attraversate costantemente da poveri e disperati in cerca della loro vita, una vita che qualcuno ha strappato e stravolto per riconsegnarla loro mutilata e infetta. Non c'è odio nel concetto della guerra, nè in chi l'ha combattuta, solo l'odio e la paura per la sofferenza che vedo e che non riesco ad arginare.
Annuso l'aria, il vento mi porta l'odore di putrefazione; poco più in là in un vicolo, qualcuno è morto e sta marcendo. Nonostante i miei sforzi, c'è sempre qualcuno che muore, c'è sempre qualcuno che non arriva alla mia mano. Se potessi allungarne le dita e raggiungere ogni persona del 'Verse, sarei in pace, potrei morire lieto, consapevole di aver raggiunto il mio scopo.

Non esco dal centro di distribuzione questa notte. Dopo aver chiuso la saracinesca e le inferiate del bancone che da sulla strada, blindo la porta e accendo una piccola lampadina. Mentre sfoglio il rapporto agronomico di Lelaine Blackwood sullo stato dei terreni di Bullfinch, le parole di Volkov mi entrano come chiodi arrugginiti nello stomaco.

Bullfinch diverrà la nuova Shadetrack.

La consapevolezza di avere, con i miei gesti, solo allontanato una fine inevitabile mi rende inquieto.
Appoggio le spalle ad uno degli scaffali, accendo la pipa che un tempo apparteneva a mio fratello; fumo lentamente senza riuscire a pensare a nulla, se non alle labbra nere di Lelaine quella sera alla festa sulla Carnival Mistress.

So perchè sono inquieto. La terraformazione di LS9 in  Roanoke, la mia promozione a Manager... I miei colleghi si sono congratulati con me, elogiano il mio lavoro, il mio operato, mi stringono la mano.
Ma non capiscono, nessuno di loro ha capito. Non sono affatto migliore di loro, nè più bravo, nè più capace in ciò che conta davvero. Stanno tutti sbagliando, puntano il loro sguardo in alto, verso di me, quando dovrebbero tenere gli occhi sul mondo e agire per migliorarlo, non per ascendere la scala gerarchica.
La promozione e le mie gesta in Blue Sun a tratti mi danno quasi fastidio; so che con tutti i capitali investiti nel progetto di Terraforming avremmo potuto risollevare Bullfinch e Greenfield dai dolori del dopoguerra.
Ma nessuno ha creduto nella possibilità che accadesse.

Non si può certo definirli affari herr Stone, la sua è un'azione inutile, senza un guadagno.

Tutto il mondo economico si fonda sulla fiducia che un capitale prestato venga restituito. La chiave della salvezza di Bullfinch è stabilire un livello concreto e credibile di fiducia in chiunque voglia investire i propri capitali.

Questa sarà la mia strada, il mio attaccamento per questo pianeta sull'orlo della desolazione è del tutto razionalmente insensato, eppure esiste ed ora è il mio punto d'arrivo.

sabato 15 febbraio 2014

Follow the Trail to Shadows [Abe]

Potrei pestarti i piedi
Chiudi gli occhi

La musica spinge i miei passi, le mani cingono la vita della dama e la sua mano.
Tutte le luci ed il fastidioso vociare degli invitati si affievoliscono fino scomparire, ottenebrati dalle urla di pensieri insistenti.

Le labbra nere di Lelaine Blackwood sono ricorrenti, le guardo di continuo mentre si schiudono secondo un ritmo che non riesco a decifrare; dietro di esse denti bianchi e ordinati testimoniano un'alimentazione sana ed una cura precisa della propria salute. Le sue mani assorbono il leggero tremore delle mie.

L'abito di Daphne Kim è come un incendio tra le fiamme della sala, il suo volto è coperto dalla maschera, ma non può nascondermi la sua sofferenza; la leggo in ogni passo, in ogni braccio teso per un bacio, in ogni sorriso che ha sempre invariabilmente qualcosa di tirato. Le sue viscere urlano il dolore di ricordi orribili.

La severità di Erkentrud Graf contagia come la peste ogni persona accanto a cui sfila, qualcuno la invita a ballare, lei accetta di tanto in tanto, ma solo con chi riesce a darle maggior prestigio in sala. E' indubbiamente attraente, come un albero con le radici al posto delle foglie.

Dev'essere stata dura non avere una propria identità
Amavo molto mio fratello, la notte dormivamo sempre assieme; l'abbiamo fatto fino all'adolescenza

Ad una festa a sei anni ho scaraventato secchiate d'acqua addosso agli invitati
Io e Jona abbiamo messo dell'urina di cavallo nel vino
Che schifo

Uno dei ricordi più allegri che ho

Follow the Trail to Memories [Abe]

La carrozza sobbalza sulla strada irregolare che conduce a villa Nora, la residenza festiva della famiglia Sanders, una delle più ricche casate latifondiste di Clackline.
Sono giovane, dentro e fuori, ho diciannove anni, i capelli in ordine ed il pizzetto curato. Mio fratello Jona siede di fronte a me, la moda ed il ceto sociale lo costringono a tenere un look analogo al mio e sebbene sembri sopportarlo so fin dentro le mie ossa che non è affatto così. Accanto a lui la promettente pargola della famiglia Lee, i medici che sin dai tempi della prima epoca schiavile hanno servito gli Stone in modo impeccabile.
Il paesaggio è rigogliosamente ricoperto di neve che cade dal cielo con un ritmo costante oramai da diversi giorni, ma il clima non ha fermato la frenesia dei latifondisti nell'organizzare feste e banchetti.
Quando mio fratello alza lo sguardo su di me, capisco che le cose non vanno bene. Non stanno andando bene da circa un anno.
Sono io a rompere il silenzio, abbozzando un sorriso
"Era da qualche settimana che non ricevevamo un invito"
"Già, stavo cominciando ad abituarmi, ma nostro padre deve aver mosso i letti dei fiumi per farci invitare"
"Come credi che andrà la serata?"
"Tutti ci sorrideranno, tutti si complimenteranno per la grande capacità gestionale finanziaria che ci ha permesso di triplicare il fatturato nel giro di un anno, tutti vorranno conoscere Jade"
Mio fratello devia lo sguardo grigio sulla ragazzina che siede accanto a lui: è composta, seria e tranquilla. La conversazione passa a me.
"Sarai una straordinaria cocchiera, Jade Lee"
"Si padron Stone"
"Abe, guarda"
Jona attira la mia attenzione puntando il dito verso l'esterno: oltre il vetro vicino ad un albero di villa Nora un gruppo di ragazzini sta ergendo una serie di pupazzi di neve. Riconosco qualcuno di loro, sono i pargoli della genia schiavile appartenente ai Sanders.
Fisso mio fratello ed il suo profilo austero rivolto al mondo di fuori, so perchè me li ha indicati, so cosa sta pensando.
E' lui questa volta a rompere il silenzio.
"Tieni in rotta il battello questa sera"
"Non preoccuparti, ci andrò leggero con il vino"
"Grazie"
Più ci avviciniamo al viale alberato che conduce all'ingresso, più Jona si fa distante; quando la carrozza si ferma e le porte vengono aperte, siamo i Fratelli Stone, ma lui è un'altra persona.

Quando scendiamo dalla carrozza tutti i volti dei presenti voltano in nostro favore.
Jona indossa un abito scuro di tessuto semplice ornato di finissime cuciture d'oro sui polsini e sul colletto, i pantaloni sono del medesimo colore della giacca, le scarpe con un leggero tacchetto e lucide. Sebbene l'abbigliamento non sia affatto così appariscente, il viso pulito, il capello corto e gli occhi grigi sono pregni di una tale austerità e serietà del tutto non comune. La pipa accesa tra le labbra è il dettaglio che gli conferisce il carisma di un generale. Quando scende i due gradini della scaletta si pone a lato della carrozza.
In quel momento faccio la mia comparsa e balzo giù con un movimento fluido. Indosso un abito sui toni del marrone con polsini ricamati e bottoni placcati in argento, uno scollo pronunciato fa sporgere la camicia voluminosa, i pantaloni seguono la stessa linea della giacca ed il tessuto con cui sono confezionati si accartoccia leggermente nella zona delle ginocchia, come prescrive la moda.
Jade Lee è l'ultima a scendere; per l'occasione suo padre le ha fatto confezionare un abito sobrio e pulito, sui toni del chiaro, poco appariscente. La spilla dei Lee spicca sul bavero fregiando la ragazzina di un rispetto meritato tra i latifondisti.
Jona mi guarda, io ricambio, un sorriso leggero e ci avviamo a stringere mani e baciare guance. La festa può cominciare.

Si chiama Amanda, è una ragazza molto bella, dai lineamenti taglienti e decisi, alta più o meno come me. Indossa un abito corto blu cobalto che mette in risalto le gambe snelle coperte da calze velate color carne, sacrificando l'esposizione del seno che rimane nascosto da una scollatura del tutto casta. Un gioiello di squisita semplicità si adagia sulle curve del petto ed un paio di scarpe vertiginosamente alte mettono in risalto il collo del piede.
Sto ballando con lei da almeno un quarto d'ora ed ogni volta che si avvicina non manca di sussurrarmi qualcosa per la quale fatico molto a contenermi.
Quando la musica cambia decido di bere qualcosa con lei; beviamo molto e in breve tempo ci concediamo qualche tiro di Blast.
Mentre sgattaiolo via condotto dalla presa salda della sua morbida e calda mano, colgo lo sguardo di Jona che si distoglie da me con rassegnazione e quello di Jade che gli sta portando un vassoio di dolci.

Quando la porta della stanza si chiude alle nostre spalle, Amanda agguanta il tavolino e compone in breve tempo una pista di droga. Io estraggo da una credenza il vino ed i bicchieri, cominciando a versarlo.
Vedo nel riflesso del liquido rosso gli occhi grigi di mio fratello che mi fissano con tristezza.
Amanda non ha nemmeno finito di tirare il primo centimetro di Blast che mi approprio del suo corpo e la trascino per terra in una spirale di sesso e dissolutezza senza fine.
Lasciare al vizio e all'eccesso il controllo delle mie azioni sembra facile e in effetti lo è davvero, del resto non sono io l'erede.

Ma più traggo piacere, più soffro, per quegli occhi grigi profondi e tristi che fino a qualche istante prima mi avevano guardato, speranzosi di un affetto oramai avvizzito da tempo.